Norme editoriali
I contributi devono essere redatti in modo chiaro, completi e rifiniti in ogni loro parte, presentati nella stesura definitiva e inviati in formato Word alla «Nuova Rivista di Letteratura Italiana» attraverso la piattaforma OJS. Gli autori hanno diritto a un giro di bozze. È vietato, se non in casi eccezionali da concordare con la redazione, apportare modifiche ai testi in fase di revisione delle bozze. Qualora le bozze non siano restituite entro il termine fissato, la Direzione, per garantire l’uscita puntuale dei fascicoli, si riserva di procedere direttamente alla loro correzione e al loro invio in tipografia.
Testo
Il testo deve essere redatto in Times New Roman o in Garamond (corpo 12 pt). I passi brevi (contenuti entro le due righe) in qualunque lingua, citati da qualsiasi testo stampato o manoscritto, vanno tra virgolette a sergente («…»). Citazioni entro citazioni vanno tra doppie virgolette alte («…“…”…»). Citazioni entro citazioni entro citazioni vanno tra apici («…“…‘…’…”…»). Citazioni di maggior estensione vanno in corpo minore (11 pt), separate dal testo da una riga vuota sopra e da una sotto, con proprio capoverso. Omissioni entro citazioni vanno segnalate con tre puntini tra parentesi quadre ([…]).
La trascrizione di brani da manoscritti o da stampe antiche sia, di norma, interpretativa (con divisione delle parole, segni diacritici, interpunzione maiuscole e minuscole secondo l’uso moderno); in ogni caso, ne siano esplicitati i criteri.
Per i titoli di opere si usi il corsivo. I cognomi degli autori, curatori, ecc., in citazioni inserite discorsivamente nel testo vanno in tondo. Le espressioni in lingua straniera vanno in corsivo. I termini ai quali si intende attribuire valore pregnante vanno ‘tra apici’ (si raccomanda di farne un uso molto moderato). Non è ammesso l’uso del corsivo enfatico né del tondo spaziato. L’uso del capoverso sia limitato al necessario.
Il titolo del contributo, in tondo e mai tutto in maiuscolo, deve essere preceduto dal nome e dal cognome dell’autore. Inserire di seguito il riassunto dell’articolo (max. 700 battute, spazi inclusi) e le parole chiave in italiano e in inglese (non più di sei). Si separino le parole chiave con il punto e virgola. Ci si attenga, rispettando anche l’uso del maiuscoletto e l’iniziale maiuscola dopo il punto, al seguente modello:
Riassunto. Il saggio analizza la forma e la funzione della similitudine nel Morgante di Luigi Pulci. Rileva in particolare la tendenza pulciana a stabilire rapporti logici non immediatamente riconoscibili fra i due elementi della comparazione e a trasformare la similitudine in metafora. Al di qua della poetica rinascimentale e delle similitudini ampie e articolate dell’Ariosto, le similitudini pulciane preludono per certi aspetti all’ingegnosità barocca.
Parole chiave. Pulci; Morgante; similitudine; metafora.
Title. The simile in Pulci’s Morgante.
Abstract. This study examines the form and function of simile in Luigi Pulci’s Morgante. Particular attention is given to the Pulcian tendency to establish logical relations – which are not immediately recognizable – between the two elements of comparison and of the transformation of simile into metaphor. In contrast with Renaissance poetry and Ariosto’s extensive and well-structured similes, Pulcian similitude in certain ways anticipates baroque ingenuity.
Keywords. Pulci; Morgante; Simile; Metaphor.
Inserire, infine, le indicazioni relative al corresponding author, recanti nome e cognome, affiliazione universitaria, indirizzo (comprensivo di via, numero civico, codice postale, città e nazione) dell’Università di appartenenza e email istituzionale (nel caso di liberi ricercatori occorre mettere indirizzo email personale). Ci si attenga al seguente modello:
Corresponding author. Annalisa Andreoni, Università IULM, via Carlo Bo 1, 20143 MILANO, Italia. Email: annalisa.andreoni@iulm.it
Il riassunto e le parole chiave in italiano e in inglese (sempre separate da punto e virgola) dovranno essere caricati, al momento dell’invio del file, anche nell’apposita griglia sulla piattaforma OJS.
Note
Le note devono essere redatte nello stesso font usato per il testo (Times New Roman o Garamond, corpo 10 pt). Si dia alle note una sola numerazione progressiva (eventualmente con una seconda serie per le appendici, se ve ne sono), ma si ricorra all’asterisco per l’iniziale nota di ringraziamento, se presente. Il numero di nota va in apice; lo si inserisca prima dei segni di punteggiatura (ma dopo il segno di chiusa parentesi). Si adoperi il trattino per unire i nomi degli autori, i luoghi e gli anni di edizione quando essi siano più di uno per la stessa opera. Si evitino nuovi capoversi e citazioni rientrate. Per le coppie di numeri, rappresentanti anni o pagine, uniti da trattino, ci si attenga al tipo: 1953-54, 1857-61, 1895-1901; pp. 31-35, 43-50, 87-105, 237-39 (N.B.: la cifra che indica la decina deve essere ripetuta anche se è uguale, a meno che non si tratti dello 0, caso in cui si seguirà il seguente tipo: 205-9, 1207-8). Per indicare nel dettaglio la pagina o le pagine alle quali si vuole rimandare, o dalle quali si cita, si usino i due punti senza ripetere «p.» o «pp.». Per rimandare a una nota, si indichi il numero della pagina della nota seguito dalla virgola e dal numero della nota stessa (es.: «p. 100, n. 65», «pp. 120-21, n. 79»).
Esempi
Leon Battista Alberti, Grammatica della lingua toscana, in Id., Opere volgari, a c. di Cecil Grayson, vol. III, Bari, Laterza 1973, pp. 177-93: 180.
Carlo Dionisotti, Chierici e laici, in Id., Geografia e storia della letteratura italiana, Torino, Einaudi 1999, pp. 55-88: 68-69.
Pubblicazioni a sé stanti e miscellanee
In linea ordinaria si rispetti il frontespizio e si dispongano i vari elementi della citazione nel seguente ordine:
1. Nome (sempre per esteso: non è ammesso l’uso dell’iniziale puntata) e cognome dell’autore in maiuscoletto solo nella prima citazione di un’opera; nelle citazioni successive indicare soltanto il cognome in maiuscoletto. Anche i nomi degli autori classici, medioevali e umanistici vanno in maiuscoletto. È preferibile dare secondo la forma nazionale i nomi degli autori moderni che hanno scritto in latino. Nomi e cognomi stranieri vanno sempre nella forma originale. Quando si citano di seguito due contributi diversi dello stesso autore, non si ripeta il cognome, ma si indichi con Id. o Ead. Si usino tali abbreviazioni anche quando l’autore dell’intero volume coincide con l’autore del singolo saggio appena citato.
2. Titolo dell’opera in corsivo. Sempre in corsivo, dopo un punto, l’eventuale sottotitolo. Nelle citazioni successive il titolo va abbreviato indicando soltanto le prime due o tre parole in corsivo seguite da tre puntini anch’essi in corsivo e la virgola seguita dall’indicazione della pagina (o il punto fermo in tondo, se il rimando è all’intera opera e in conclusione di nota), senza l’indicazione «cit.». ATTENZIONE: un titolo citato all’interno di un altro titolo va SEMPRE in tondo, MAI in corsivo tra apici o doppie virgolette alte o caporali: la regola deve essere interpretata in senso estensivo e quindi applicata anche a tutte le opere e ai saggi ai quali si rimanda nelle note a piè di pagina (si presti molta attenzione agli esempi elencati più avanti). Trattandosi di un contributo all’interno di una miscellanea, al titolo dello scritto segue, pure in corsivo, quello della miscellanea preceduto da «in», ma senza l’indicazione AA. VV.
3. Nome dell’editore, curatore o commentatore (non del traduttore, che va in tondo) in maiuscoletto. In tondo invece: «ed. crit. a c. di», «rec.», «a c. di» e simili.
4. Numero del volume o del tomo citato in cifre romane preceduto dall’indicazione «vol.» o «t.» (eventuale numero della parte in cifre arabe) prima del luogo e della data di edizione, perché la data si riferisce specificamente a quel volume. ATTENZIONE: non bisogna indicare il numero complessivo dei volumi di cui l’opera si compone, ma solamente il numero del volume al quale si rimanda o dal quale si cita.
5. L’eventuale indicazione di «Atti del Convegno di» va in tondo, senza parentesi né virgolette, dopo il titolo e prima dell’indicazione dei curatori.
6. Il titolo della collana a cui il volume appartiene (ove occorra) deve essere posto prima dell’indicazione del luogo di edizione e della casa editrici (ma dopo l’indicazione di eventuali curatori del volume) e va in tondo fra parentesi tonde, seguito dopo una virgola dal numero progressivo.
7. Luogo di pubblicazione (nella lingua del frontespizio), casa editrice (da indicare obbligatoriamente) e anno di edizione, con virgola tra luogo e casa editrice, senza virgola tra questa e l’anno. Trattandosi di edizione diversa dalla prima, il numero dovrà essere espresso con una cifra araba ad esponente dell’anno di pubblicazione.
8. Indicazione dell’eventuale ristampa anastatica di un’opera, preceduta da «rist. anast.» e completa di note tipografiche, in corsivo fra parentesi tonde.
9. Indicazione della pagina o delle pagine preceduta da «p.» o «pp.» (o indicazione delle carte, se questo è il caso).
10. Indicazione dell’eventuale traduzione italiana di un’opera straniera, preceduta da «trad. it.» e completa di note tipografiche, in corsivo fra parentesi tonde; accompagnata, se è il caso, dalla dizione «da cui si cita».
11. Si raccomanda di distinguere fra «n.», per indicare nota, e «n°», per indicare numero.
Esempi
Carlo Dionisotti, Gli umanisti e il volgare fra Quattro e Cinquecento, Firenze, Le Monnier 1968.
Dionisotti, Gli umanisti..., pp. 25-26.
Dionisotti, Gli umanisti....
Claudio Varese, ‘Mélange’ e tempo del Manzoni dalla Lettre a M. Chauvet ai Promessi Sposi, in Studi in memoria di Luigi Russo, Pisa, Nistri-Lischi 1974, pp. 234-47.
Pier Vincenzo Mengaldo, Da D’Annunzio a Montale. Ricerche sulla formazione e la storia del linguaggio montaliano, in Ricerche sulla lingua poetica contemporanea (Quaderni del circolo filologico-linguistico padovano, 1), Padova, Liviana 1966, pp. 163-259; poi in Id., La tradizione del Novecento. Da D’Annunzio a Montale, Milano, Feltrinelli 1975, pp. 13-106, da cui si cita.
Lorenzo Valla, Elegantiae, in Id., Opera, Basileae, apud Henricum Petrum 1540-3 (rist. anast. in Id., Opera omnia, vol. I, Torino, Bottega d’Erasmo 1962), p. 51.
Erich Auerbach, Literatursprache und Publikum in der lateinischen Spätantike und im Mittelalter, Bern, Verlag A. Francke AG 1958 (trad. it. Lingua letteraria e pubblico nella tarda antichità latina e nel Medioevo, Milano, Feltrinelli 1960).
Umberto Carpi, Ideologia e politica di Carducci, in Carducci nel suo e nel nostro tempo, Atti del Convegno di Bologna, 23-26 maggio 2007, a c. di Emilio Pasquini e Vittorio Roda, Bologna, Bononia University Press 2009, pp. 15-37: 20.
Periodici
1. Per il nome e il cognome dell’autore e per il titolo dell’articolo valgono le norme già fissate.
2. Titolo della rivista non abbreviato, in tondo, fra virgolette senza «in».
3. Indicazione della serie (quando manca una numerazione unica e complessiva dei volumi), numero dell’annata o del volume (in cifre romane o arabe secondo l’uso del periodico in questione) seguito dall’anno tra parentesi tonde. L’anno va posto fra virgole se l’intera citazione è già tra parentesi. Si eviti di aggiungere l’indicazione del fascicolo singolo, a meno che questo non abbia una paginazione propria.
4. Pagine dello scritto o del brano a cui si rinvia con «p.», «pp.». Si citi secondo la paginazione del periodico, non secondo quella separata dell’estratto, salvo casi di estrema necessità. In tal caso specificare che la paginazione è quella dell’estratto.
Esempi
Gustavo Vinay, Ricerche sul De Vulgari Eloquentia. I. «Lingua artificiale», «naturale» e letteraria. II. Il «volgare illustre», i «volgari» e gli stili, «Giornale storico della letteratura italiana», 136 (1959), pp. 236-74 e 367-88.
Stefano Carrai, La formazione di Boiardo. Modelli e letture di un giovane umanista, «Rinascimento», XXXVIII (1998), pp. 345-404.
Franca Brambilla Ageno, Per l’interpretazione di Cenne della Chitarra, «Studi medievali», s. III, VI (1966), pp. 197-201.
Gianfranco Contini, Implicazioni leopardiane, «Letteratura», IX, 2 (fasc. 33, marzo-aprile 1947), pp. 102-9; poi in Id., Varianti e altra linguistica, Torino, Einaudi 1970, pp. 41-52, da cui si cita.
Ivi, p. 48. (Si ricorra a «ivi», seguito dal numero di pagina/-e, nel caso in cui il rimando sia immediatamente successivo all’indicazione bibliografica. Altrimenti, abbreviare in questo modo: Contini, Implicazioni leopardiane..., p. 48).
Ibid. (Solo nel caso in cui anche la pagina sia la stessa citata immediatamente prima).
Biblioteche e Archivi
Si usi il tondo per il nome e il luogo della biblioteca o dell’archivio e per la segnatura del codice. Per i codici si usino le indicazioni «c.», «cc.» (carta, -e), «r» (recto), «v» (verso). Dovendosi distinguere le colonne si indichi «ra», «rb», «va», «vb».
Esempi
Biblioteca Apostolica Vaticana, Ottob. lat. 1592, c. 26v.
Paris, Bibliothèque Nationale, Lat. 7723, c. 11r-v.
London, British Library, Add. 14853, cc. 1r-7v.
Immagini
Le immagini devono essere in bianco e nero, alla massima risoluzione possibile e denominate secondo la loro posizione nell’articolo (immagine1.jpg, immagine2.jpg, ecc.). Le si carichino su OJS come files supplementari. Nel testo, si scriva il nome del file, in rosso, nel punto in cui l’immagine deve essere inserita. Le eventuali didascalie devono essere caricate su OJS con un file supplementare.
Eventuali appendici
La composizione tipografica sarà di regola in corpo minore rispetto al carattere del testo. Ove occorra, i singoli pezzi, brani o documenti vengano numerati con cifre romane. Quando un testo, anche breve, richiede un apparato critico, si numerino le righe a cinque a cinque e nell’apparato si faccia riferimento a tale numerazione. I testi poetici avranno di regola i versi numerati a cinque a cinque. Nel caso di testi in prosa senza numerazione delle righe è di norma consigliabile, per facilitarne la citazione, introdurre una divisione in paragrafi. In questo caso il loro numero sarà indicato in esponente all’inizio del paragrafo.
Altre avvertenze
1. Non sono ammessi i rinvii interni con citazione della pagina, causa di complicazioni e di errori dal momento che rimangono provvisori fino alle bozze impaginate. Si consiglia perciò di sostituirli con perifrasi («v. sopra», «v. oltre») o con rinvii a elementi destinati a rimanere costanti, quali i numeri di paragrafi o di altre suddivisioni e i numeri delle note e dei documenti. È consigliabile che citazioni bibliografiche inserite nel contesto siano poste tra parentesi.
2. Qualora si ripartisca il contributo in sezioni, le si numerino con cifra araba seguita da punto:
1.
2.
3. ecc.
Le sottosezioni andranno indicate come segue:
1.1.
1.2. ecc.
3. I versi non incolonnati vengano separati da una barra obliqua «/» preceduta e seguita da spazio. Elencando opere di uno stesso autore, si adoperi il punto e virgola come elemento di divisione. Elencando libri, capitoli, pagine, versetti, ecc. di una medesima opera, si usino con accortezza le virgole e i punti e virgola per indicare i vari passaggi e i raggruppamenti diversi. È opportuno che le forme di rinvio «vedi» («v.») e «confronta» («cfr.») vengano usate parsimoniosamente e solo con senso specifico.
4. Qualora effettive ragioni di economia rendano opportuno l’uso sistematico di sigle, si indichi nella prima nota dell’articolo a quale sistema ci si attiene (Thesaurus Linguae Latinae; HALL, Bibliografia della linguistica italiana, ecc.).
5. Se si usa un font non latino, si invii come file supplementare un PDF di riscontro.
6. Le abbreviazioni di uso più comune nella forma adottata dalla rivista sono: n°, nn° (numero, -i); n., nn. (nota, -e); col. (colonna); ms., mss. (manoscritto, -i); doc., docc. (documento, -i); tav., tavv. (tavola, -e); fasc. (fascicolo,-i), ed. (edizione, edidit); n.s. (nuova serie); s. IV (serie IV); sg., sgg. (seguente,-i); loc. cit.; ibid. (ibidem, solo per intendere sia la stessa opera sia la stessa pagina citate immediatamente prima).
7. Le lineette degli incisi devono essere lunghe e separate da uno spazio sia dalla parola che le precede, sia da quella che le segue (« – »). Se la seconda lineetta è seguita da un segno di punteggiatura, non si inserisca tra la lineetta e il segno lo spazio bianco (es.: « – [...] –, »).
8. Parentesi tonde entro parentesi tonde si riducono a virgole.