Nuova Rivista di Letteratura Italiana
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<p>La <em>Nuova Rivista di Letteratura Italiana</em>, fondata nel 1998 da Pietro G. Beltrami, Umberto Carpi, Luca Curti, Piero Floriani, Marco Santagata e Mirko Tavoni – già direttori della <em>Rivista di Letteratura Italiana</em>, attiva dal 1983 – è un punto di riferimento per l’italianistica internazionale.</p> <p>La rivista ospita saggi dedicati alla letteratura, filologia e storia della lingua italiana, con particolare riguardo al lungo periodo dal Duecento alla metà del Novecento, e con particolare ma non esclusivo interesse all’indagine storica, filologica, linguistica e stilistica. La rivista si prefigge di alimentare la ricerca e il dibattito nelle discipline afferenti all’area dell’italianistica (Letteratura italiana, Letteratura italiana contemporanea, Filologia italiana, Linguistica italiana, Critica letteraria e letteratura comparate), valorizzando debitamente anche il lavoro di giovani studiosi e studiose.</p>Edizioni ETSit-ITNuova Rivista di Letteratura Italiana1590-7929<p>Authors who publish with this journal agree to the following terms:<br /><br /></p> <ol type="a"> <ol type="a"> <li>Authors retain copyright and grant the journal the right of first publication, with the work five (5) years after publication licensed under a <a href="http://creativecommons.org/licenses/by/3.0/" target="_new">Creative Commons Attribution License</a> that allows others to share the work with an acknowledgment of the work's authorship and initial publication in this journal.</li> </ol> </ol> <p> </p> <ol type="a"> <li>After five years from first publication, Authors are able to enter into separate, additional contractual arrangements for the non-exclusive distribution of the journal's published version of the work (e.g., post it to an institutional repository or publish it in a book), with an acknowledgment of its initial publication in this journal.</li> </ol>"Domus Nova" e i sardismi danteschi (per DVE i xi 7)
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<p>Questo saggio risolve un’aporia che ha afflitto sino ad oggi la discussione sulle forme attribuite ai sardi nel <em>De vulgari eloquentia</em>. L’espressione <em>domus nova</em>, offerta dai tre antichi manoscritti del trattato, appariva non corrispondente né al singolare sardo <em>domo/domu nova</em> né al plurale <em>domus novas</em>, nome di un borgo della Sardegna meridionale appartenente al conte Ugolino e pertanto probabile fonte di ispirazione per Dante. Quindi il testo è stato emendato per adeguarlo alle forme sarde o, con l’idea che Dante proponesse espressioni non reali ma abnormi, si sono congetturate lezioni quali «<em>dominus nova</em> et <em>domus novus</em>» e «<em>dominus nova</em> et <em>domus meus</em>», invece di «<em>domus nova</em> et <em>dominus meus</em>» presente in due antichi manoscritti. Il saggio, attraverso l’esame di molti documenti latini e volgari sinora trascurati, mostra invece che, nell’arco di vita di Dante, il nome del citato borgo è <em>Domus Nova</em>, per cui la lezione tramandata dai codici corrisponde a una realtà linguistica presente in Sardegna. Lo stesso vale per <em>dominus</em>, alternante col sardo <em>donnu</em> e col toscano <em>donno</em> e <em>dòmino</em> in specifico riferimento ai signori dei giudicati sardi, quali furono Nino Visconti e il conte Ugolino. La lezione «<em>domus nova</em> et <em>dominus meus</em>» risulta dunque confermata da questo nuovo quadro documentario, che al contempo mostra come toponimo, accanto a <em>Domusnova</em>, <em>Domusnovo</em>. Tale forma permette un confronto, sinora inedito, con la lezione «<em>domus nova</em> et <em>domus novus</em>» offerta da un autorevole codice. L’ultima parte del saggio discute le implicazioni che tale confronto comporta sul piano della tradizione dell’opera, se non della sua composizione.</p>Fabrizio Franceschini
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2025-04-012025-04-0127110.4454/nrli.v27i1.453L’altro Giusto. Lettura dei sonetti XIII e XXXIV delle "Estravaganti" di Giusto de’ Conti
https://nrli.it/index.php/nrli/article/view/454
<p>Il saggio offre una lettura di due sonetti tratti dalle rime <em>estravaganti </em>di Giusto de’ Conti, caratterizzati da un’insolita vena sensuale. Attraverso gli strumenti dell’analisi stilistica e intertestuale, conferma l’attribuibilità dei due testi alla penna di Giusto e cerca di collocarli nel quadro dello sviluppo della poesia contiana. Ne emerge un ritratto del poeta ancora più ricco di quanto sinora rilevato.</p>Alessandro Carlomusto
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2025-04-012025-04-0127110.4454/nrli.v27i1.454Biondo Flavio, Leonardo Bruni e Leon Battista Alberti su quale lingua parlassero gli antichi Romani
https://nrli.it/index.php/nrli/article/view/455
<p>L’articolo verte sulle prime fasi della discussione umanistica su quale lingua parlassero gli antichi Romani, attestate dall’epistola di Biondo Flavio <em>De verbis romanae locutionis</em>, dall’epistola responsiva di Leonardo Bruni <em>An vulgus et literati eodem modo per Terentii Tullique tempora Romae locuti sint</em> (1435) e dalle varie iniziative intraprese da Leon Battista Alberti negli anni successivi, culminate con il Certame coronario del 1441. L’articolo aggiorna lo stato delle conoscenze a quarant’anni dalla ricostruzione dell’intera disputa pubblicata in Tavoni 1984. L’interpretazione della disputa come “nominalistica”, secondo la definizione di Schuchardt 1866, risulta pienamente confermata: i disputanti sostenevano o negavano che nella Roma antica esistesse una forma di “volgare” non sulla base di dati fattuali, ma sulla base delle loro diverse idee preconcette sulla natura del latino, o come una grammatica, cioè una lingua artificiale, o come una lingua naturale. Nuovi elementi confermano ulteriormente che questa discussione linguistica non può essere interpretata nei termini del cosiddetto “umanesimo civile” fiorentino.</p>Mirko Tavoni
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2025-04-012025-04-0127110.4454/nrli.v27i1.455La fortuna inglese di Giovan Francesco Biondi: note sulle traduzioni
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<p>Il saggio analizza le traduzioni inglesi dei romanzi di Giovan Francesco Biondi: l’<em>Eromena </em>e la <em>Donzella desterrada</em>, tradotti da James Hayward (<em>Eromena. Or Love and Revenge</em>, 1632; <em>La Donzella desterada. Or The banish’d virgin</em>, 1635), e il <em>Coralbo</em>, tradotto da Roberto Gentili (<em>Coralbo</em>, 1655). Il contributo punta a far emergere alcuni aspetti tematico-stilistici degli originali italiani, studiando le scelte traduttive e alcune dichiarazioni dei traduttori secenteschi. Particolare attenzione è prestata alla vita e alle frequentazioni di Hayward, al fine di fornire una prima indagine sui circoli intellettuali inglesi nei quali questi romanzi si diffusero e furono apprezzati.</p>Giuseppe Guarracino
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2025-04-012025-04-0127110.4454/nrli.v27i1.456Il "Popolo" di Ungaretti. Storia di una dedica
https://nrli.it/index.php/nrli/article/view/457
<p>Il saggio ricostruisce la storia della rimozione della dedica di <em>Popolo</em> di Giuseppe Ungaretti a Benito Mussolini ripercorrendo le fasi della lunga fedeltà del poeta al Duce e mostrando le ragioni per le quali la storiografia letteraria ha generalmente ridimensionato il legame di Ungaretti con il regime fascista.</p>Marco Grimaldi
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2025-04-012025-04-0127110.4454/nrli.v27i1.457"Dei poeti italiani" di Alessandro Zilioli. Appunti su un’edizione recente
https://nrli.it/index.php/nrli/article/view/458
<p>x</p>Francesca Geymonat
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2025-04-012025-04-0127110.4454/nrli.v27i1.458