Nuova Rivista di Letteratura Italiana
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<p>La <em>Nuova Rivista di Letteratura Italiana</em>, fondata nel 1998 da Pietro G. Beltrami, Umberto Carpi, Luca Curti, Piero Floriani, Marco Santagata e Mirko Tavoni - già direttori della <em>Rivista di Letteratura Italiana</em>, attiva dal 1983 - è un punto di riferimento per l’italianistica internazionale.</p> <p>La rivista ospita saggi dedicati alla letteratura, filologia e storia della lingua italiana dalle origini a oggi. Il valore scientifico dei lavori pubblicati è garantito dalla selezione operata dalla Direzione, che è affiancata da un Comitato Scientifico internazionale e si avvale dell’attività di revisori anonimi.</p> <p>Oltre alla sezione ‘Saggi’, che ospita contributi valutati in doppio cieco, è presente una sezione ‘Testi e documenti’, che pubblica edizioni e commenti di testi e documenti inediti o rari dopo una procedura di valutazione con doppio cieco, e una sezione ‘Discussioni’, che dà spazio al confronto metodologico e storiografico su ogni aspetto della disciplina con saggi scelti dalla direzione. La rivista accetta saggi scritti in italiano, francese, inglese e spagnolo.</p> <p>La <em>Nuova Rivista di Letteratura Italiana</em> è classificata dall'ANVUR in fascia A per i settori di Letteratura italiana (10/F1), Letteratura italiana contemporanea (10/F2), Linguistica e filologia italiana (10/F3) e Critica letteraria e letterature comparate (10/F4).</p> <p>In ottobre 2019 NRLI è stata inserita in Scopus (con valutazione su quanto pubblicato a partire dal 2016).</p> <p>La politica di revisione degli articoli adottata dalla rivista è, conformemente agli standard scientifici internazionali, quella del <em>doppio cieco</em> (double-blind peer-review).</p>Edizioni ETSit-ITNuova Rivista di Letteratura Italiana1590-7929<p>Authors who publish with this journal agree to the following terms:<br /><br /></p> <ol type="a"> <ol type="a"> <li>Authors retain copyright and grant the journal the right of first publication, with the work five (5) years after publication licensed under a <a href="http://creativecommons.org/licenses/by/3.0/" target="_new">Creative Commons Attribution License</a> that allows others to share the work with an acknowledgment of the work's authorship and initial publication in this journal.</li> </ol> </ol> <p> </p> <ol type="a"> <li>After five years from first publication, Authors are able to enter into separate, additional contractual arrangements for the non-exclusive distribution of the journal's published version of the work (e.g., post it to an institutional repository or publish it in a book), with an acknowledgment of its initial publication in this journal.</li> </ol>"Paupertatem inter divitias amare"
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<p>Il saggio prende in esame le modalità con le quali Petrarca, rivolgendosi principalmente ad interlocutori appartenenti alla Curia, tratta il tema della povertà nel suo epistolario. Dopo aver evidenziato la presenza, tra le lettere petrarchesche, comprese quelle ospitate nelle <em>Familiares </em>e nelle <em>Seniles</em>, di testimonianze che forniscono un quadro credibile dell’effettiva condizione di agiato <em>clericus </em>dello scrivente, il saggio ricostruisce l’ideale di <em>honesta paupertas </em>professato da Petrarca. Delineato in un insieme di epistole indirizzate a uomini di primo piano della Curia, e presente, in controluce, nello stesso <em>De vita solitaria</em>, tale ideale si contrappone, di fatto, alla concezione della <em>paupertas Christi </em>professato dagli spirituali. L’intento di Petrarca, d’altronde, in particolare durante il pontificato di Urbano V, è quello di tenere in piedi un canale di comunicazione con la Curia, nella speranza di poter spendere la propria influenza per favorire la fine della <em>vacatio</em>. Significative, a riguardo, le due lettere prese in esame nella sezione conclusiva del saggio: la <em>Fam. </em>XIV 2 (ad Elie de Talleyrand), trattazione in merito alle difficoltà inerenti alla condizione di un alto prelato; la <em>Sen. </em>II 2 (al Segretario Apostolico Antonio Bruni), volta a dimostrare che è possibile esercitare le virtù nella ricchezza come nella povertà. Nella Senile, in particolare, Petrarca svuota dall’interno la concezione rigorista della povertà ricorrendo a una duplice <em>auctoritas</em>: il Seneca del <em>De vita beata </em>e S. Ambrogio, <em>exemplum </em>di un alto prelato che non fu danneggiato nella sua azione apostolica né dalla ricchezza della sede vescovile da lui amministrata né dall’appartenenza a una famiglia senatoria.</p>Lorenzo Geri
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2024-01-092024-01-0926110.4454/nrli.v25i2.411Ragioni storiche della filologia d’autore rinascimentale. Con osservazioni preliminari su come lavorava l’Ariosto
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<p>Riconsiderando la tradizione della cosiddetta filologia d’autore, il saggio insiste per un verso sulla sua definizione tutta a monte della critica delle varianti continiana, e per l’altro sull’interesse non strettamente linguistico-stilistico da cui hanno avuto origine alcune grandi imprese di questo settore. Dopo una veloce panoramica su significative edizioni di testi e casi rinascimentali di vario interesse, è preso in esame il saggio <em>Come lavorava l’Ariosto</em> di Gianfranco Contini, in particolare le varianti lì analizzate e la relativa categorizzazione, qui verificate nel contesto dell’opera e valutate in modo diverso.</p>Simone Albonico
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2024-01-092024-01-0926110.4454/nrli.v26i1.412Un canzoniere nascosto: i "Sonetti di messer Benedetto Varchi a madonna Laura Battiferra degl’Ammannati" (1558-1559?)
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<p>In questo articolo si presenta un canzoniere di Benedetto Varchi per Laura Battiferri, composto fra il 1558 e il 1559 e rimasto manoscritto. Benché parte della raccolta fosse già nota, nessuno studioso ne aveva colto l’unitarietà, a causa dell’errata disposizione dei fascicoli nel fondo in cui si trovano. Il contributo illustra le strategie macrotestuali e l’aspetto dialogico della silloge varchiana, fra i cui principali interlocutori spicca il futuro cardinale Silvio Antoniano.</p>Dario Brancato
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2024-01-092024-01-0926110.4454/nrli.v26i1.410“Poi lesse forte”: gesti e voce di Ortis lettore
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<p>Il saggio propone un’analisi de <em>Le ultime lettere di Jacopo Ortis</em> basata sulla discussione dei passi nei quali il protagonista è rappresentato nell’atto di leggere, di aprire e chiudere i libri, di declamarne il contenuto. Ne emerge il valore centrale che la pratica della lettura riveste nell’esperienza di Jacopo: il quale annotando i classici e la Bibbia cerca risposte alla sua crisi, trova nei libri conferme e presagi e leggendo ad alta voce per Teresa riesce ad aggirare l’indicibilità del suo amore. Nel finale del romanzo, non a caso, il tramonto delle illusioni, sentimentali e politiche, implica la rinuncia a leggere, che coincide con ‘l’apostasia dalla virtù’ e preannuncia il suicidio.</p>Francesca Fedi
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2024-01-092024-01-0926110.4454/nrli.v26i1.417Scir detarnegòl bara letzafra
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<p>Il saggio propone un’interpretazione del <em>Cantico del gallo silvestre</em> alla luce della conoscenza di Giacomo Leopardi dell’ebraico. Lo studio della lingua biblica, le traduzioni dei suoi testi e le molte osservazioni in merito presenti nello <em>Zibaldone</em> offrono i presupposti per una rilettura del titolo e della cornice introduttiva dell’operetta come il tentativo di Leopardi di creare un proprio testo sacro, attraverso una precisa e mirata imitazione linguistica delle caratteristiche individuate come proprie dell’ebraico stesso. Infine, per comprendere meglio la profondità della ricerca linguistica leopardiana, si offre un confronto tra il <em>Cantico</em> e altre falsificazioni e apocrifi leopardiani.</p>Miriam Kay
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2024-01-092024-01-0926110.4454/nrli.v26i1.416