V. 26 N. 1 (2023)
Articoli

"Paupertatem inter divitias amare": Povertà, ricchezza, lusso e magnificenza nelle lettere di Francesco Petrarca

Lorenzo Geri
Sapienza Università di Roma

Pubblicato 2024-01-09

Parole chiave

  • Francesco Petrarca,
  • povertà,
  • quaestio de paupertate,
  • Petrarca e la curia,
  • Familiares,
  • Seniles,
  • Sine nomine,
  • De vita solitaria
  • ...Più
    Meno

Abstract

Il saggio prende in esame le modalità con le quali Petrarca, rivolgendosi principalmente ad interlocutori appartenenti alla Curia, tratta il tema della povertà nel suo epistolario. Dopo aver evidenziato la presenza, tra le lettere petrarchesche, comprese quelle ospitate nelle Familiares e nelle Seniles, di testimonianze che forniscono un quadro credibile dell’effettiva condizione di agiato clericus dello scrivente, il saggio ricostruisce l’ideale di honesta paupertas professato da Petrarca. Delineato in un insieme di epistole indirizzate a uomini di primo piano della Curia, e presente, in controluce, nello stesso De vita solitaria, tale ideale si contrappone, di fatto, alla concezione della paupertas Christi professato dagli spirituali. L’intento di Petrarca, d’altronde, in particolare durante il pontificato di Urbano V, è quello di tenere in piedi un canale di comunicazione con la Curia, nella speranza di poter spendere la propria influenza per favorire la fine della vacatio.  Significative, a riguardo, le due lettere prese in esame nella sezione conclusiva del saggio: la Fam. XIV 2 (ad Elie de Talleyrand), trattazione in merito alle difficoltà inerenti alla condizione di un alto prelato; la Sen. II 2 (al Segretario Apostolico Antonio Bruni), volta a dimostrare che è possibile esercitare le virtù nella ricchezza come nella povertà. Nella Senile, in particolare, Petrarca svuota dall’interno la concezione rigorista della povertà ricorrendo a una duplice auctoritas: il Seneca del De vita beata e S. Ambrogio, exemplum di un alto prelato che non fu danneggiato nella sua azione apostolica né dalla ricchezza della sede vescovile da lui amministrata né dall’appartenenza a una famiglia senatoria.