Abstract
A partire dall’analisi di un ciclo di sonetti trascurato dalla critica (Rime 126-130), il saggio intende dimostrare il significato dei temi privati nella lirica di Bembo rispetto al contesto storico del primo trentennio del Cinquecento, in relazione sia all’incertezza generata dalle Guerre d’Italia sia al ruolo degli intellettuali e degli scrittori nella società rinascimentale. Tutti i testi sono infatti legati a un momento preciso, il 1526: gli estremi della sequenza sono due sonetti politico-civili, rivolti a Clemente VII e al suo datario Giberti, mentre i testi centrali sono dedicati al tema dell’amicizia e alla malattia della Morosina. La disomogeneità è forte in apparenza e accresciuta dalla collocazione dei sonetti a ridosso della chiusa del canzoniere amoroso, prima dei testi spirituali; tuttavia essi sono percorsi dal tema comune della fortuna e della storia, nel quale è radicata la concezione bembesca della lirica amorosa. Il saggio dimostra che questo filo tematico è un indizio di un articolato discorso in merito al problema dell’autonomia poetica, ancorato nei classici latini, i quali rappresentano il vero sostrato della poesia del veneziano. L’analisi delle fonti e del macrotesto conferma infatti l’importanza di Properzio e Orazio nelle Rime: nel poeta venosino, in particolare, Bembo scorse un punto di riferimento per la definizione della posizione degli scrittori rispetto al potere e per l’idea di costruire un’opera monumentale, in grado di eternare la memoria non solo del suo autore ma anche di amici, amate, signori implicati nei versi; in Properzio invece identificò un esempio per la declinazione amorosa del discorso poetico.