Abstract
L’articolo consiste in un analitico riesame di Era di stelle il cielo ancor dipinto, una canzone sulla povertà tràdita adespota dal ms. 222 della Beinecke Rare Book and Manuscript Library dell’Università di Yale, della quale si fornisce anche un’edizione critica e commentata. In particolare, lo studio mira, da un lato, a inquadrare la canzone nel panorama della poesia trecentesca (e segnatamente nel filone di rime sul tema della povertà) e, dall’altro, a ricostruire la fisionomia dell’autore, un poeta che tutta una serie di elementi, interni ed esterni, suggerisce di identificare in Fazio degli Uberti.