Abstract
La conoscenza drammaturgica dell’Orfeo di Striggio e Monteverdi può essere arricchita da ulteriori considerazioni sulle già note reminiscenze dantesche, e da un’adeguata loro collocazione, sulla base di una prova documentaria nuova – in quanto finora mai addotta nella discussione dell’opera –, nel contesto accademico milanese tardocinquecentesco. Grazie a questo arricchimento si profila un’opera per certi aspetti sorprendente, su cui la cultura postridentina influisce non meno della cultura letteraria dell’umanesimo rinascimentale.