Abstract
Il saggio analizza la forma e la funzione della similitudine nel Morgante di Luigi Pulci. Rileva in particolare la tendenza pulciana a stabilire rapporti logici non immediatamente riconoscibili fra i due elementi della comparazione e a trasformare la similitudine in metafora. Al di qua della poetica rinascimentale e delle similitudini ampie e articolate dell’Ariosto, le similitudini pulciane preludono per certi aspetti all’ingegnosità barocca.